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capitolo xxxiv. 365

opinione che tutto fosse una semplice sua fantasia, mentre Lotario sottraevasi già dal vederla e dal trovarsi da solo a sola con lei. Le rispose Anselmo che non doveva nutrire il menomo sospetto essendo noto a lui che Lotario era amante di una donzella delle più distinte della città, da lui celebrata sotto il nome di Clori; oltre di che ella dovea riposare tranquilla sulla lealtà di lui e sulla grande amicizia che passava fra loro due. Se Camilla non fosse stata già avvertita da Lotario, gli amori di Clori non essere altro che una sua finzione con Anselmo per potersi occupare talora in questa guisa a lodarla, ella sarebbe certamente caduta nella disperata rete della gelosia, ma conoscendo la verità della cosa, vi passò sopra con indifferenza. Standosene un giorno tutti e tre a tavola, Anselmo pregò Lotario che recitasse alcuna delle poesie da lui composte in lode della sua amata Clori, perchè non essendo conosciuta da Camilla, potea dire liberamente ciò che più gli venisse a grado. — Tuttochè, disse Lotario, essa la conoscesse, nulla io sarei per celare, perchè se un amante nel lodare la bellezza della sua signora la taccia di crudele, nulla toglie a ciò che le debbe: sia però come si voglia, vi dirò che ho composto ieri un sonetto per la ingratitudine di questa Clori, ed eccolo:


“Nelle tacite ore della notte, quando il dolce sonno occupa i mortali, io al cielo ed a Clori fo noti in parte i miei molti affanni.


“E quando il sole si mostra per le rosee porte d’oriente, con sospiri e accenti interrotti rinnovo l’antico lamento.


“E quando dallo stellato suo seggio invia il sole diritti i suoi raggi alla terra, cresce il mio pianto e si raddoppiano i gemiti.


“Torna poi la notte, ed io mi riconduco alle mie triste querimonie: ma sempre per mio duro destino trovo sordo il cielo, sorda Clori.


“Piacque il sonetto a Camilla, ma riuscì molto più grato ad Anselmo che ne fece alte lodi, e trattò la dama da crudele eccessivamente perchè non corrispondeva a sì grande amore. A questo passo soggiunse Camilla: — È poi vero tutto quello che dai poeti innamorati si dice? — Come poeti, rispose Lotario, non sono veritieri allo scrupolo, e come innamorati non sanno mai esprimere pienamente quello che sentono. — Di ciò non vi ha dubbio, replicò Anselmo, il quale menava buona ogni cosa a Lotario per fargli tro-