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capitolo xxxiii. 357

dormire, era impaziente che Lotario si svegliasse per uscire con lui e domandargli conto dell’avvenuto. Tutto seguì conforme al suo desiderio: si svegliò Lotario; uscirono insieme. Anselmo l’interrogò, e rispose Lotario, non essergli paruto cosa ben fatta discoprirsi alla prima così del tutto, e ch’erasi perciò limitato a lodare la bellezza di Camilla, con dirle che tutta la città ammirava il suo ingegno e la sua avvenenza. Questo essergli sembrato ottimo principio per introdursi nella sua buona grazia, e per indurla ad ascoltarlo con lieto animo un’altra volta, valendosi a ciò fare dell’artifizio medesimo che suol usar lo spirito maligno quando imprende a trarre in inganno qualcuno. Di tutto ciò si compiacque Anselmo, e proseguì coll’assicurar Lotario che avrebbegli porta ogni giorno eguale occasione, ancorchè non si partisse di casa, in modo che non potesse Camilla mai sospettare del suo artifizio. Passarono molti giorni nei quali Lotario fece supporre ad Anselmo che avea parlato a Camilla (quando era per verità stato con lei taciturno), senza poter trarre da lei il menomo segno ch’ella fosse disposta a declinare dal proprio dovere, e neppure averne ombra di speranza; chè anzi