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capitolo xxxiii. 355

donne incinte, per la quale si trovano forzate a cibarsi di terra, gesso, carbone, e di altre benchè peggiori cose; ed è perciò necessario di usare di qualche artifizio affinchè risanino. Conviene dunque che tu leggiermente e simulatamente cominci a stimolare Camilla che non debb’essere sì debole da cadere ai primi incitamenti: mi appagherà questo sperimento solo, e tu avrai servito al dovere dell’amicizia non pure dandomi la vita, ma convincendomi che illeso è il mio onore. E devi tenerti obbligato a far questo per una sola ragione, ed è che essendo io deciso di mettere in pratica questa prova, non dèi permettere ch’io renda palese ad altri la mia follia, con danno dell’onor mio la cui custodia ti è tanto a cuore. Nè importa se Camilla avrà per qualche tempo una sinistra opinione di te; perchè presto riconoscendosi in lei per opera nostra la integrità che speriamo, le potrai scoprire l’artifizio di cui ci siamo valsi, e racquisterai tutta intiera la sua stima. Poichè dunque sì poco tu avventuri, e tanta soddisfazione puoi darmi, non puoi per nessuna ragione persistere nel tuo rifiuto; perchè, come dissi, cominciata appena quest’opera, darei per vinta la causa.

“Vedendo Lotario la risoluta volontà di Anselmo, e non avendo più nè esempi, nè ragioni da addurgli, a fine di evitare un peggior male determinò di contentarlo e di fare ciò che potesse, fermo per altro nel proposito suo di condurre questo affare in modo che senza mettere a cimento Camilla, Anselmo ne rimanesse soddisfatto; e gli rispose perciò che tenesse segreto ad ogni altro il suo divisamento, e che darebbe principio all’impresa ogni volta che egli volesse. Lo abbracciò teneramente Anselmo, come se da lui ricevesse un favore; e si accordarono che l’opera cominciasse nel giorno seguente, al qual fine avrebbe avuto Lotario libero campo di parlare con Camilla da solo a sola, anzi Anselmo gli avrebbe somministrato gioie e danari da offrirle per tentarla. Lo consigliò di fare allegre serenate, di scrivere molte poesie per lodarla, e che s’egli non volea prendersi siffatta briga, se l’avrebbe tolta egli stesso. A tutto si offrì Lotario ma con intenzione ben diversa da quella di Anselmo; ed essendosi così convenuti si recarono a casa dove trovarono Camilla, che stava non senza affanno attendendo lo sposo che tardato aveva in quel giorno più dell’usato.

“Si portò poi Lotario alla sua abitazione, e rimase Anselmo nella propria tanto contento quanto Lotario pensieroso, non sapendo in qual modo dirigersi per condurre a buon fine una sì mal immaginata impresa. Si applicò pertanto a pensare in quella notte al modo d’ingannare Anselmo senza offendere Camilla, e recossi nel seguente giorno a pranzare presso l’amico, la cui moglie assai piacevol-