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capitolo xxxiii. 353

stessa e la vita. L’onesta e casta consorte è l’ermellino, e la virtù di lei è più tersa della neve: ma chi vuole che sia gelosamente custodita dee valersi di un modo diverso da quello che con l’ermellino si tiene. Non deesi porle sott’occhio il fango dei regali e della servitù di importuni amanti; perchè forse, e senza forse non è capace di sostenersi da sè medesima e superare quegli impedimenti; ma bisogna allontanarglieli e metterle davanti la limpidezza della virtù, e la bellezza che in sè contiene la buona riputazione. Puossi altresì paragonare la fida moglie ad uno specchio di cristallo lucido e senza macchia, il quale si appanna e si oscura se alito il tocchi. La fida moglie esige la riserva e la stima con cui si custodisce e si pregia un vago giardino ricco di fiori e di rose, il cui padrone non permette che alcuno lo prema col piede o gli dia il guasto, ma soltanto che da lontano e diviso da rastrelli di ferro si goda della sua fragranza e simmetria.

“Voglio per ultimo riferirti quello che sentii già in una commedia moderna, opportuno al nostro discorso. Un vecchio prudente consigliava il genitore di una donzella che la facesee vivere ritirata e ben custodita, e tra le altre cose gli diceva: “La donna è fragile come il vetro; nessuno provi se può rompersi; perchè potrebbe accader cosa che poi gl’increscesse: mentre la rottura è possibile, ma non così il raggiustarla„. Tale è l’opinione comune, ed è ben fondata, giacchè se vi sono delle Danai nel mondo, vi sono anche delle pioggie d’oro.

“Tutto ciò che fin qui, o Anselmo, ti ho detto, appartiene unicamente a te: resta ora che ti sottoponga quello che risguarda la persona mia: e se sarò diffuso nel mio ragionamento, perdonami ed accusane il labirinto in cui entrasti, e dal quale bramo di farti uscire. Tu mi tieni in conto di amico, e vuoi togliermi l’onore: opera contraria all’amicizia: nè a ciò sei contento, ma vuoi ch’io te disonori. Ella è cosa evidente che tu mi vuoi togliere l’onore; perchè quando Camilla si vegga da me stimolata, come tu vuoi, è certo che ha da tenermi in conto di uomo disonorato, da che tenterò cosa tanto contraria all’obbligo dell’amicizia nostra. Non è poi da rivocarsi in dubbio che a te io lo tolga, perchè mancando di rispetto a Camilla, in lei io mancherò di rispetto a te stesso. Il marito della donna traviata, benchè inconsapevole, pur si macchia del traviamento di lei, e ne rimane vituperato. Colui poi che sa i riprensibili portamenti di sua moglie, è in certo modo guardato con occhio di disprezzo, anzichè di compatimento, benchè si conosca che quella sventura in lui deriva non per sua colpa, ma per la depravazione della sua trista compagna. Voglio anche dirti la ragione


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