Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/369


capitolo xxxiii. 351

poeta1, che fece la prova del vaso da cui con saggio avviso s’astenne il prudente Rinaldo: e benchè sia quella una finzione poetica, racchiude però in sè stessa molti segreti morali degni di essere considerati e imitati. Oh quanto mai con ciò che sono per dirti finirai di convincerti del grand’errore che vorresti commettere! Dimmi, Anselmo: se il cielo e la buona fortuna ti avessero fatto padrone e legittimo posseditore di un diamante finissimo, il cui merito e la cui singolarità fossero celebrati altamente da quanti gioiellieri veduto l’avessero, e che la loro voce unanime si fosse accordata a proclamarlo fra i diamanti perfetto in bontà e finezza, sino al segno cui estendere mai si possa la natura di una tal pietra, e tu medesimo lo credessi senza saperne nulla in contrario, sarebb’ella cosa ben fatta che ti nascesse la brama di pigliare quel diamante, porlo fra l’incudine ed il martello, ed ivi provare a furia di colpi s’egli sia così duro e fino come fu detto? E posto il caso che la pietra resistesse al folle tuo sperimento, non perciò acquisterebbe

  1. L’Ariosto.