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350 | don chisciotte |
si tentano le cose difficili se non per onore di Dio e del mondo, o per servire ad entrambi congiuntamente. Quelle in servigio di Dio sono le azioni che fecero i santi, i quali impresero a vivere vita di angeli sotto spoglie umane: le altre che s’imprendono pei riguardi del mondo sono le navigazioni, lo scorrere paesi e climi diversi, ed il trattare genti straniere, ad oggetto di acquistare di quelli che si chiamano beni di fortuna; e quelle finalmente che si intentano per Dio e pel mondo congiuntamente, sono le imprese dei valorosi soldati; i quali, vista appena nel muro nemico aperta la breccia non maggiore del foro fattovi da una palla, subito senza pensare in verun modo all’evidente pericolo che sovrasta, portati dal desiderio di trionfare per la fede, per la patria, pel sovrano, affrontano animosamente mille morti che li stanno attendendo. Queste sono le cose che sogliono sperimentarsi, ed il farlo ridonda ad onore, a gloria e vantaggio, tuttochè sieno piene d’inconvenienti e pericoli: ma in quella che dici di voler imprendere e riconoscere, non può averci gloria il Signore, nè sono per derivartene beni di fortuna o lode umana: e se pure a talento tuo non perciò te ne troveresti più contento, ricco o riputato di quello che sei presentemente; ma nel caso opposto dovresti cadere nella miseria più grande che immaginare tu possa. A nulla ti gioverebbe che ignota restasse ad ogni altro la tua sventura mentre basterebbe ch’ella fosse nota a te solo, e già n’avresti afflizione e tormento. Per confermarti una tal verità voglio recitarti un’ottava del celebre poeta Luigi Tansillo, che leggesi alla fine della sua prima parte delle Lagrime di san Pietro, ed è la seguente:
“Crebbe il dolore e crebbe la vergogna |
Tu dunque non potrai celare il tuo segreto rammarico, mentre ti tradirà il continuo tuo pianto: che se non ti usciranno lagrime dagli occhi, ti sgorgherà sangue dal cuore, nella stessa guisa con cui piangeva quel semplice dottore del quale racconta il nostro