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capitolo xxxiii. 349

ascoltarti. — Molto mi piace la tua proposta! rispose Anselmo: di pur ciò che vuoi„. Lotario proseguì:

— “Sembrami, Anselmo, che tu la pensi alla foggia de’ Mori, i quali non si possono convincere dell’errore della loro setta con la autorità della sacra Scrittura, nè con ragioni dedotte dalla speculazione dell’intelletto o fondate sopra articoli di fede, ma conviene loro sottoporre esempi di fatto, facili, intelligibili, dimostrativi, indubitabili con quasi matematiche dimostrazioni che non si possano negare, come sarebbe questa: “Se da due parti eguali si levano due parti eguali, quelle che restano sono ancora eguali„. E poichè non bastano le sole parole a farli capaci nemmanco di queste verità, conviene fargliene toccar con mano, e porgliele dinanzi agli occhi; nè questo pure è sufficiente a persuaderli della verità della religione nostra. Mi veggo ora costretto a dovermi condur teco al modo medesimo, perchè il capriccio che in te nacque, è strano cotanto e tanto lontano da tutto ciò che ha pur ombra di ragionevole, che sembrami tempo perduto darti l’occuparsi a provarti la tua semplicità (chè non voglio per ora darle altro nome), e starei quasi per abbandonarti alla tua follia in pena del tuo mal desiderio, se non me lo vietasse l’amicizia che ti professo; la quale non consente ch’io ti abbandoni in un manifesto pericolo di perderti. Ed affinchè ad evidenza tu lo vegga, dimmi Anselmo: non m’hai tu prescritto che io debba tentar una donna che vive appartata dal mondo? insidiare un’onesta? offrire doni ad una disinteressata? importunare una prudente? Quest’è ciò che m’hai detto di fare: ora se tu sei certo di avere una moglie riservata, onesta, disinteressata e prudente, che cosa vai tu cercando? e se ti credi che possa uscire vittoriosa da tutte le seduzioni, siccome ne uscirà senza dubbio, di quali più speziosi titoli pensi tu allora onorarla oltre a quelli che già possiede? o come potrà essa diventar migliore dopo questa vittoria di quello che già è di presente? O tu dunque non la reputi come vai dicendo, o non sai quello che dimandi. Se non la tieni nel conto che la vuoi far credere, tu non puoi desiderare cotesta prova se non forse per avere occasione di vendicarti de’ suoi mali diporti: ma se ella è veramente qual mostri di crederla, sarà cosa imprudente il far l’esperienza sulla verità stessa, perchè confermata che sia, nulla si accresce alla stima che per lo innanzi se le dovea. Egli è dunque incontrastabile che il tentare cose dalle quali può ridondare danno piuttosto che vantaggio, è da uomini di poco senno e da temerarii: e più lo è quando estendono il loro tentativo a quelle azioni alle quali nessuno li eccita o li sforza, facendo scorgere ben da lontano che il loro divisamento nasce da manifesta pazzia. Non