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340 | don chisciotte. |
so distinguere il nero dal bianco. È ben singolare ch’ella voglia persuadermi che il contenuto di questi buoni libri sia un impasto di menzogne, quando sono belli e stampati con licenza dei signori del Consiglio reale; come se quelle fossero persone da permettere che si stampassero tante battaglie, tanti incantesimi e tante bugie da far perdere il giudizio. — Io già vi ho detto, replicò il curato, che ciò si fa ad oggetto di dare trattenimento ai nostri oziosi pensieri, e nello stesso modo che si permettono nelle ben regolate repubbliche i giuochi degli scacchi, di pallacorda e del trucco per passatempo di quelli che non vogliono, non debbono, o non possono lavorare: e per questa stessa ragione si permette la stampa di tali libri, stimando, com’è di verità, che non possa darsi uomo di sì crassa ignoranza che tenga per veritiera alcuna delle istorie che vi si leggono. Se mi fosse poi lecito e mel concedesse chi adesso mi ascolta, io direi ciò che dovrebbero contenere i libri di cavalleria per essere buoni e per riescire di piacere e di profitto ad un tempo: spero però che potrò una qualche volta conferire con chi trovasi in caso di rimediarvi; e frattanto credete, signor oste, a ciò che vi ho detto; prendetevi i vostri libri, pensateci voi per ciò che si appartiene alle verità od alle bugie che contengono che buon pro vi faccia; e voglia Dio che non camminiate sul piede su cui cammina il vostro ospite don Chisciotte. — Oh questo poi no, rispose l’oste, ch’io non sarò mai così pazzo da farmi cavaliere errante, conoscendo assai chiaramente che non si usa oggidì ciò che si usava nei vecchi tempi, nei quali si dice che andavano vagando pel mondo questi erranti cavalieri„.
Sancio, ch’erasi trovato presente alla metà di questo discorso, restò molto confuso e pensoso sentendo che non erano in uso ai dì presenti i cavalieri erranti, e che i libri tutti di cavalleria erano solo una serie di balordaggini e di menzogne. Propose in cuor suo di attendere per vedere dove andava a parare il viaggio del suo padrone, perchè se non vedesse probabile la felicità ch’egli sperava, faceva disegno di abbandonarlo, e di tornarsene con sua moglie e i suoi figliuoli agli usati lavori.
L’oste andava già a riporre il valigiotto ed i libri; ma il curato gli disse: “Aspettate chè voglio vedere che cosa contengono questi fogli scritti con sì bel carattere„. L’oste li cavò fuori, e dandoli al curato, questi trovò ch’erano otto fogli manoscritti, con questo titolo: novella del curioso indiscreto. Scorse che n’ebbe un tratto, soggiunse: — Non mi dispiace il titolo di questa novella, e mi viene voglia di leggerla tutta„: al che l’oste rispose: — Può leggerla vostra riverenza, perchè le dico che essendo stata letta da