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capitolo xxxi. 331

ora il tuo gran cavaliere„ quasi beffandosi di vossignoria, e colla aggiunta di parole sì spropositate che ne avrei riso io pure se non avessi sentito sì gran dolore. In sostanza mi conciò di maniera che dovetti stare finora in uno spedale per farmi curare; della qual mia disgrazia la signoria vostra ha tutta la colpa, perchè se avesse seguitato il suo cammino, e non fosse venuto dove non era chiamato, nè si fosse frammesso nei fatti altrui, il mio padrone sarebbesi contentato di darmi una o due dozzine di staffilate, avrei avuto il pagamento di tutto ciò che mi doveva, e sarei rimasto in libertà: ma perchè vossignoria si pose senza verun titolo ad oltraggiarlo, e lo villaneggiò inconvenientemente, così lo prese la più fiera collera, e non potendola sfogare sopra di lei, quando si vide solo, scaricò sul mio dosso tanta tempesta che non sarò più buono a cosa alcuna se vivessi mille anni. — Il male è proceduto, disse don Chisciotte, dall’essermi tolto di là prima che colui t’avesse pagato compiutamente, dovendomi bene esser noto per inveterata sperienza che nessun contadino mantiene la parola quando vegga che l’adempierla non fa al caso suo: ti sovverrà per altro, o Andrea, che giurai di andarlo a cercare per ritrovarlo quand’anche fosse stato nel ventre di una balena se non ti avesse pagato. — Questo è verissimo, replicò Andrea, ma non mi giovò uno zero. — Or ora vedrai, disse don Chisciotte, quanto importasse quel giuramento; e nell’atto stesso si alzò all’infretta ordinando a Sancio di mettere la briglia a Ronzinante che stava pascolando mentr’essi mangiavano„. Dorotea gli domandò che cosa pensasse di fare: ed egli rispose che voleva andare a cercar conto di quel villano per gastigarlo della sua temerità, e fare che pagasse Andrea fino all’ultimo maravedis, a dispetto e a vergogna di quanti villani si trovassero al mondo. Essa allora gli fece riflettere che nol potea fare, dovendo egli mantener la promessa di non frammettersi in veruna impresa se non avea prima compita la sua, e sapere meglio di ogni altro che tanta collera andava raffrenata sino al ritorno dal suo regno. — È vero, è vero, rispose don Chisciotte; ed è perciò necessario che Andrea tolleri fino al mio ritorno come voi dite, o signora; ma gli giuro e prometto di nuovo che non mi darò più pace, finchè io non lo abbia vendicato e fatto pagare. — Io non mi curo di questi giuramenti, disse Andrea, e vorrei piuttosto aver danari per fare il viaggio sino a Siviglia che quante vendette si possano fare al mondo: mi dia, se lo può, qualche cosa da mangiare, e resti in pace vossignoria con tutti i cavalieri erranti, che faccia Dio che possano errare verso sè medesimi, come hanno errato verso di me„. Sancio cavò dalla sua saccoccia un