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capitolo xxxi. 327

con noi si accompagna, e le leggi di cavalleria vogliono ch’io attenda alla data parola piucchè al mio gusto personale. Da una parte mi stimola e tormenta il desiderio di vedere la mia signora; d’altra parte sono forzato e chiamato dalla promessa fede e dalla gloria che mi riprometto da questa impresa. Miglior partito sarà ch’io mi dia la più gran fretta nel viaggio; così raggiungerò subito questo gigante, e troncatogli al mio arrivo il capo, e posta la principessa nel possesso del suo regno, darò volta subito subito per condurmi a vedere il bel sole che illumina i miei sensi, e farò tali scuse che sarà tenuta per buona ventura la mia tardanza, vedendo che ogni cosa torna in aumento della gloria di Dulcinea; perchè quanto ho conquistato, sono per conquistare, e conquisterò col mezzo dell’arme nel corso della mia vita, tutto io riconosco dal favore che la mia buona signora m’imparte, e dall’essere io cosa sua. — Ah poveretto me? disse Sancio: quanto male la pensa vossignoria! Mi dica, signore, si propone ella dunque di fare inutilmente un sì gran viaggio, e di trascurare e perdere l’occasione di un sì ricco e nobile matrimonio com’è questo, la cui dote è un regno? E non riflette ella che a quanto intesi dire è un regno di più di ventimila leghe di circuito, abbondantissimo di tutte le cose necessarie alla vita umana, e più esteso e cospicuo dei regni del Portogallo e della Castiglia congiunti insieme? Taccia per amore del cielo; si vergogni di ciò che ha detto; accolga il mio consiglio, mi perdoni e si mariti nel primo luogo dove si trovi un curato, ed anzi lo faccia qui chè abbiamo appunto il curato il quale potrà sposarla a suo piacere. Avverta che io sono in età da poter dare dei buoni consigli, e che qui cade a proposito quello che dice: meglio un passero in mano che una grue nell’aria; e s’altri ti dà l’anello, tu porgi il dito. — Tu mi consigli al maritaggio, rispose don Chisciotte, perchè io divenga re, ucciso che abbia il gigante e quindi possa darti il promesso guiderdone; ma io ti dico che senz’ammogliarmi potrò soddisfare con somma facilità al tuo desiderio, e prima di accingermi alla battaglia farò che sia sottoscritta una convenzione per cui, riuscendomi la vittoria, mi si conceda una parte del regno da poterla dare a chi più mi piace; ed in tal caso a chi vuoi che io la doni se non a te? — E chi ne dubita? rispose Sancio: ma avverta la signoria vostra di sceglierla vicina al mare, perchè se non mi piacesse il soggiorno io possa imbarcare i miei negri vassalli, e valermene come ho detto; e non si prenda ella per ora veruna briga di andar a vedere la signora Dulcinea, ma si accinga all’impresa di dare la morte al gigante, e concludiamo quest’af-