mi è parso allora che provenisse dalla signoria della signora Dulcinea; nè è da maravigliarsi che un diavolo somigli a un altro. — Or bene, disse don Chisciotte, e quando terminò di vagliare il grano e di mandarlo al mulino che fece dopo letta la lettera? — Non la lesse, rispose Sancio, perchè disse che non sapeva nè leggere nè scrivere, anzi la stracciò in minutissimi pezzi, dicendo che non la volea dare a leggere a chicchessia, affinchè non si divulgassero i suoi segreti per lo paese, e che le bastava quanto avea da me inteso riguardo all’amore che le porta vossignoria, e alla penitenza che sta facendo per lei. Mi ordinò finalmente che le dicessi che le baciava le mani, e che aveva voglia molto maggiore di vederla che di scriverle; e che perciò lo supplicava e gli comandava che vista la presente, senza indugiare un momento, si partisse da queste brutte montagne, nè facesse altre pazzie, ma si avviasse subito subito al Toboso, semprechè non la ritenessero affari di somma importanza, perchè avea gran desiderio di vedere vossignoria. Le dirò che le scapparono molte risa quando intese che ella si chiama il cavaliere dalla Trista Figura; ed avendole io chiesto se erasele presentato il Biscaino da lei malconcio, mi rispose che sì, e che lo ha riconosciuto per uomo molto dabbene; e la stessa dimanda le feci riguardo ai galeotti, ma mi assicurò che fino a quel punto non erano ancora comparsi. — Tutto finora cammina a dovere, disse don Chisciotte; ma dimmi per vita tua: di quale gioia ti fece dono quando prendesti da lei commiato in ringraziamento delle nuove che di me le recasti? Sai che è costumanza usitata ed antica fra i cavalieri e le dame erranti di regalare agli scudieri, alle donzelle o ai nani che recano novelle delle loro signore, o alle dame quelle dei loro cavalieri, qualche ricca gioia in attestato di aggradimento delle loro ambascerie. — Può essere che sia così, disse Sancio, ed io tengo questa per buona usanza; ma la osservarono forse nei tempi antichi, mentre ora si usa di regalare invece un pezzo di pane e di formaggio, e questo fu il donativo che mi porse la signora Dulcinea dalle muraglie della corte quando le annunziai che io voleva partire; ed anche per maggior contrassegno le dirò ch’era formaggio pecorino. — Ah, essa è liberale estremamente! disse don Chisciotte: e se non ti diede un gioiello d’oro sarà ciò derivato per non averlo alle mani, ma ci è sempre tempo, e quando la vedrò io farò in modo che ti regali quanto ho detto. Ma sai tu, Sancio, di che sono io adesso trasecolato? Del tuo andare e tornare quasi per aria, poichè non hai impiegati tre interi giorni tra l’andata e il ritorno da qui al Toboso, ch’è la distanza di trenta leghe, di maniera che io debbo