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316 | don chisciotte. |
lancione, senza rispondere a Sancio una sola parola, e senza dirgli questa bocca è mia, gli diede due sì forti bastonate che il poveretto strammazzò quanto era lungo, e se Dorotea con un grido non lo pregava di trattenersi, lo avrebbe sicuramente lasciato morto. — Pensi tu, gli disse poi, manigoldo villano, di potermi a tuo talento mettere le mani davanti, e che il tuo officio sia sempre quello di offendermi ed il mio di perdonarti? Non farti a crederlo, vigliacco scomunicato, chè tale ben sei per avere oltraggiato la senza pari signora Dulcinea. Non sai, zotico e ad un tempo furbo e bifolco, che io non varrei nemmeno contro una pulce se colei non infondesse valore al mio braccio? Dimmi, volpone dalla lingua di vipera, e chi pensi tu che abbia guadagnato questo regno, tagliata la testa a questo gigante, e te fatto marchese (chè tutto questo lo do per faccenda bella e finita) se non se il valore di Dulcinea, servendosi del mio braccio per istrumento delle sue imprese? Essa combatte in me, in me riporta vittoria; ed io vivo e respiro in lei, e da lei mi viene vigore ed assistenza. Ah furfante! ah ingrato! ecco di qual maniera poichè ti sollevai dalla polvere e ti vedi diventato signore titolato, corrispondi a chi ti imparte i benefizii!„
Non era Sancio così malconcio da non sentire tutto ciò che gli diceva il padrone; però alzandosi alla meglio si pose dietro al palafreno di Dorotea, e di là si fece a rispondergli: — Favorisca dirmi vossignoria: se ella ha deliberato di non pigliare per moglie questa gran principessa, è cosa evidente che non diverrà padrone del suo regno: e non essendolo che favori mi potrà mai impartire? Questo è il mio dolore: eh! si faccia sposo alla prima con questa regina, ora che l’abbiamo qui come piovuta dal cielo; e poi chi le impedisce di non poter tornare alla signora Dulcinea? poichè vi debbono pur essere stati nel mondo dei re che tennero questo modo: e quanto poi alla bellezza, non dico parola, ma se ho da confessare il vero, mi sembrano belle ambedue, tuttochè io non abbia veduta per anco la signora Dulcinea. — Come, disse don Chisciotte, non l’hai veduta ancora, fellone bestemmiatore? Non mi hai tu recato testè una sua imbasciata? — S’intende, rispose Sancio, che non ho avuto agio di conoscerne i pregi particolarmente e a puntino; però nel suo tutt’insieme mi par bella. — Ora ti compatisco, disse don Chisciotte, e ti chieggo scusa del dispiacere che ti ho fatto; ma non è in potere degli uomini il raffrenare i primi movimenti. — Questo lo veggo pur troppo, rispose Sancio; e in me il primo movimento è sempre quello di chiacchierare, e non posso intralasciare di far sentire quanto mi viene sulla lingua. — Con tutto ciò,