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capitolo xxx. 315

pericoli per grandi e inusitati che sieno; e vi confermo nuovamente quanto promisi, e giuro di seguitarvi sino in capo al mondo, purchè arrivi a cimentarmi col vostro nemico cui, coll’assistenza del cielo e di questo mio braccio, troncherò la superba testa con questa che non voglio dir buona spada, poichè Gines di Passamonte m’ha rubata la mia„. Queste ultime parole le pronunziò fra’ denti, e proseguì poi: — Dopo di avere recisa quella testa e posta voi nel pacifico possedimento del vostro Stato, sarete libera di disporre della vostra persona come vi sarà più in grado; perchè avendo io impegnata la memoria, prigioniera la volontà, perduto l’intendimento per quella... ed altro non dico: no, non è possibile ch’io volga il pensiero a maritaggi neppure per sogno, quando anche fosse con l’unica Fenice„. Parve a Sancio sì male ciò che da ultimo disse il suo padrone del non volere pigliar moglie, che montato in gran collera alzò la voce e disse: — Giuro per Satanasso, che vossignoria, signor don Chisciotte, non ha un’oncia di cervello. Com’è possile ch’ella rifiuti di accasarsi con sì alta principessa come si è questa? Suppone ella forse che la fortuna le possa offrire ogni quarto d’ora di simiglianti venture? è forse più bella la signora Dulcinea? No per certo, nemmeno per metà, e sto quasi per dire che non è degna di baciare le scarpe a questa che ci sta ora davanti. Se vossignoria vorrà pescare tartufi nel mare andrà in fumo la contea che aspetto: eh! si mariti, si mariti sul fatto, e faccia il diavolo quel che sa fare, acchiappi questo regno che le viene a bocca baciata da vobis vobis, e quando è diventata re mi faccia marchese e conestabile, e poi crepi chi avrà invidia del nostro bene„. Don Chisciotte sentendo proferire sì grosse bestemmie contro la sua signora Dulcinea nol potè tollerare; ed alzando il