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308 | don chisciotte. |
meno di sessanta mila pezzi duri, nè sono bagattelle: ora sappia che passando ieri per questi luoghi quattro assassini ci assalirono spogliandoci di ogni cosa e perfino delle barbe, e ce le strapparono in modo che convenne al barbiere metterne una posticcia, e conciarono assai male anche questo giovinotto (ed accennò Cardenio) che qua vedete; ed il peggio si è che corre voce in questi dintorni, che quelli che ci assalirono furono galeotti, i quali quasi in questo medesimo sito furono liberati per opera di un uomo sommamente valoroso che li ha sciolti in onta al commissario ed alle guardie che li custodivano. Costui dovea certamente esser uomo privo di senno, o qualche furfante come loro, o una persona senz’anima e senza coscienza, poichè volle mettere il lupo nell’ovile, la volpe fra le galline, la mosca nel mele; e così frodare la giustizia, opporsi al re suo signore naturale, facendo fronte ai suoi giusti comandi, privare le galere delle braccia occorrenti, rimettere in movimento la Santa Ermandada, che da molto tempo se ne stava in riposo, e commettere in fine un’azione che tornerà a danno dell’anima sua ed a grave pregiudizio della sua persona„.
Avea Sancio fatta sapere al curato ed al barbiere l’avventura dei galeotti condotta a fine dal suo padrone con tanta gloria, e per questo andava il curato ripetendola con tratti ben forti per vedere ciò che ne facesse o dicesse don Chisciotte, il quale cangiavasi di colore ad ogni parola, nè osava dire ch’egli era stato il liberatore di quella buona gente. — Questi, conchiuse il curato, furono quelli che ci hanno assassinato; ma Dio perdoni a colui che è stato causa che non fossero strascinati al meritato supplizio„.