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capitolo xxix. 303

nel nome di Dio a dar favore a questa alta signora„. Stavasene tuttavia ginocchioni il barbiere facendo ogni sforzo per trattenere le risa ed occupandosi con ogni studio a impedire che gli cadesse la barba: chè se caduta gli fosse andato sarebbe a vuoto il loro disegno lodevolissimo: e vedendo ch’era già concesso il favore, e che la diligenza di don Chisciotte andava accelerandone il compimento, levossi, e presa l’altra mano della sua signora, l’aiutarono in due a montare sulla mula. Don Chisciotte salì subito sopra Ronzinante, e il barbiere si rassettò sulla sua cavalcatura, restando Sancio a piedi, ciò che gli fece tornare in mente la dolorosissima perdita del suo asino; ma già tollerava ogni cosa pazientemente, poichè se il suo padrone, come a lui pareva certissimo, era non pur sulla strada, ma prossimo a diventar imperatore, egli stava per accasarsi con quella principessa, divenendo per lo meno re di Micomicone. Gli dava un po’ di fastidio il pensiere che quel regno fosse in terra di Negri, e che i suoi vassalli dovessero essere tutti negri; ma poi nella sua fantasia trovò buon rimedio dicendo seco medesimo: — Che importa a me che i miei vassalli sieno negri? Io non avrò altra briga che quella di trasportarli sulle navi in Ispagna, dove potrò venderli, e me li pagheranno a contanti, e con questi potrò comprarmi qualche titolo o carica con cui vivere riposatamente in tutto il corso della mia vita. Oh s’io dormissi! e non fossi capace a un bisogno di vendere, per esempio, un trenta mila vassalli! Affè di Dio che li saprò metter a profitto come mi tornerà meglio: e sieno pur negri che io li farò diventare bianchi e gialli: vengano, vengano, che io me ne lecco le dita„. Immerso in queste sue fantasie andava egli sì veloce e contento che non sentiva l’incomodo di camminare a piedi.

Stavansi Cardenio ed il curato ad osservare questi avvenimenti con attenzione tenendosi ascosi fra i cespugli, nè sapeano come fare per accompagnarsi cogli altri nel viaggio. Ma il curato che era uomo che la sapea lunga, immaginò sul fatto come venire a capo dei suoi desiderii. Egli trasse una forbice che portava in un astuccio, e tagliò con gran prestezza la barba a Cardenio, poi lo vestì con un suo cappotto bigio e un collaretto nero, restando egli in calze e farsetto. Compariva perciò Cardenio tanto differente da quello che pareva prima, che non avrebbe conosciuto più sè medesimo se si fosse guardato in uno specchio. Fatto ciò, quantunque gli altri avessero viaggiato nel mentre ch’ei si travestivano, giunsero facilmente sulla strada maestra prima di loro, perchè le balze e i cattivi passi di quei luoghi facevano che camminassero più velocemente i pedoni che le persone a cavallo. In effetto presto si