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capitolo xxix. 301

clamore dell’immortale vostra fama, siete obbligato a dare assistenza a questa sfortunata che da tanto lontani paesi viene all’odore del vostro celebrato nome, cercando rimedio alle sue disavventure. — Io non vi farò veruna risposta, o bella signora, disse don Chisciotte, nè sentirò cosa alcuna toccante le vostre vicende, finchè non vi alziate da terra. — No, non mi alzerò, o signore, ripigliò la sconsolata donzella, se non mi concedete prima il favore che vi chieggo. — Ve lo concedo, e prometto di fare ogni cosa per voi, replicò don Chisciotte, quando non ne derivi danno o disonore al mio re, alla patria, ed a colei che tiene le chiavi di questo cuore e della mia libertà. — Ciò non sarà certamente, mio buon signore„, soggiunse la giovane dolente. Sancio frattanto disse piano piano all’orecchio del suo padrone: — Può la signoria vostra senza pensarvi concederle il favore che domanda, perchè è cosa da nulla, trattandosi solo di ammazzare un gigantaccio; e questa che lo chiede è l’alta principessa Micomicona, regina del gran regno Micomicone di Etiopia. —