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300 | don chisciotte. |
sarebbe un non finirla mai più. Perciò, signore, il punto sta qui, che il mio padrone si mariti con questa donna, che non so finora come si chiami, e per questo non le dico il suo nome. — Si chiama, rispose il curato, principessa Micomicona, perchè chiamandosi Micomicone il suo regno, è chiaro che il suo nome debba essere Micomicona. — Di ciò non vi è dubbio, rispose Sancio, perchè ho veduto molti a prendere il nome e soprannome della terra in cui nacquero, chiamandosi don Pietro di Alcalà, Giovanni di Ubeda e Diego di Vagliadolid; e lo stesso deve usarsi là nella Guinea, prendendosi le regine il nome dai loro regni. — Così debb’essere, disse il curato, e per quanto risguarda il matrimonio del vostro padrone, ci metterò del mio quanto posso„. Sancio rimase di ciò tanto contento quanto il curato era pieno di maraviglia della sua semplicità, e di vedere quanto avea fitti nel capo gli stessi spropositi del suo padrone, dandosi perfino a credere fermamente che egli potesse diventare un imperatore.
Erasi messa intanto Dorotea sopra la mula del curato; e il barbiere s’era aggiustata al viso la coda di bue a foggia di barba, e raccomandarono a Sancio che li guidasse dove trovavasi don Chisciotte, avvertendolo che non dicesse di conoscere il curato e il barbiere, perchè da ciò dipendeva che il suo padrone diventasse imperatore. Il curato però nè Cardenio non vollero andar con loro, affinchè don Chisciotte non si richiamasse alla memoria la quistione avuta con Cardenio; e il curato perchè stimò che la sua presenza allora fosse inutile affatto. Perciò li lasciarono andare innanzi, ed essi gli andavano seguitando a piedi a poco a poco. Non lasciò il curato di avvertire Dorotea di quanto dovea fare, ed ella rispose che stesse di buon animo, perchè eseguirebbe ogni cosa appuntino come esigevano ed insegnavano i libri di cavalleria. Avevano fatti appena tre quarti di lega quando scoprirono don Chisciotte fra certi intricati cespugli, ed era in quel momento vestito, benchè non armato. Tostochè Dorotea lo vide, avendole detto Sancio che quegli era don Chisciotte, diede fortemente di sprone alla mula, e la seguitò il ben barbato barbiere. Arrivata a lui, lo scudiere si gittò a terra, e andò a ricevere in braccio Dorotea, la quale smontando con molta disinvoltura corse tosto ad inginocchiarsi dinanzi a don Chisciotte; e benchè egli tentasse con ogni sforzo di farla levare, essa senza muoversi così gli disse: — Non mi leverò di qua, o valoroso e bravo cavaliere, se prima la vostra bontà e cortesia non mi concede un favore, il quale ridonderà in onore e pregio della vostra persona, e a pro della più sconsolata e oltraggiata donzella che il sole abbia mai veduta; e se il valore del vostro braccio corrisponde al