Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
292 | don chisciotte. |
nazione di ritirarsi in luoghi lontani e rimoti dal commercio umano. Tutte queste cose erano sparse per la città; e ne parlava ognuno, e crebbero a dismisura i discorsi quando si seppe che Lucinda fuggita dalla casa paterna erasi allontanata dalla città, nè sapevasi per dove avesse rivolti i suoi passi. Allora ogni speranza in me venne meno, e mi sembrò fortuna il non aver trovato don Fernando piuttosto che trovarlo ammogliato, parendomi di non vedere chiusa del tutto la porta alla mia salvezza, e confidando che forse il cielo gli avesse impedito quel secondo matrimonio per richiamarlo al primitivo dovere e ricordargli ch’era cristiano e che avea maggior obbligo all’anima sua che ai rispetti del mondo. Immersa in tetri pensieri io mi consolava senza vera cagione di conforto, nutrendo lunghe e vane speranze per sostenere una vita che già abborrisco.
“Niuna ragione potea rendere plausibile un mio più lungo soggiorno in quella città poichè non mi veniva fatto di ritrovarvi don Fernando; e frattanto mi giunse all’orecchio un pubblico bando in cui promettevasi gran premio a chi mi rinvenisse, dando i contrassegni della età e del vestito medesimo che io portava. Intesi vociferarsi altresì che mi avea strappata dalla casa paterna il servitore che mi seguiva; il che mi punse nel più vivo del cuore, conoscendo allora quanto io aveva scapitato nella riputazione, poichè non contenti di ascrivermi a colpa la fuga da casa mia, immaginavano che ne fosse cagione un soggetto basso e indegno