Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/287


capitolo xxvii. 269

di don Fernando, e n’ebbi buona accoglienza, ma contro ogni mio desiderio m’impose di attendere otto giorni; e frattanto mi confinò in un luogo appartato da non poter esser veduto dal duca suo padre; perchè il fratello suo gli scriveva di mandargli una certa somma senza saputa del padre stesso; tutte invenzioni, giacchè non sarebbero punto mancati danari al fratello per accelerare la mia partenza. Fui in sull’orlo di non obbedire, sembrandomi impossibile di vivere per tanti giorni diviso da Lucinda: e tanto più quanto che io l’aveva lasciata, come dissi, in grande tristezza. Prevalse ad onta di ciò il dovere di leale servidore, ed ho obbedito, tuttochè conoscessi che ne andava a scapitare la mia salute: ma, scorsi quattro giorni dopo il mio arrivo, giunse un uomo in traccia di me, e mi consegnò una lettera che con istringimento di cuore conobbi dalla soprascritta essere di Lucinda. L’apersi tremante, tenendo per fermo non per altro dovermi ella scrivere che per parteciparmi cosa importante assai, mentre poche volte il faceva quando io l’era vicino. Chiesi al messo, prima di leggerla, chi gliel’avea consegnata, e il tempo che impiegato avea per raggiungermi; ed egli