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capitolo xxv. 245

che in queste quattro volte ella non siasi meco incontrata cogli occhi una volta sola: sì grande è la riservatezza e la custodia con cui Lorenzo Corucuelo suo genitore e sua madre Aldonza Nogale se l’hanno educata!

— Come, come, disse Sancio, la figlia di Lorenzo Corucuelo è la signora Dulcinea, chiamata con altro nome Aldonza Lorenzo?

— È dessa appunto, replicò don Chisciotte; ed è quella che merita di essere signora dell’universo intero. — La conosco pienamente, disse Sancio, e so dire ch’ella lavora così bene con un palo di ferro come ogni più robusto bifolco del nostro paese: oh! è una donna di merito grande e grossa, senza paura di chicchessia, e tale da cavare i peli tutti della barba ad ogni cavaliere errante o che sia per errare, e che la tenga per sua signora! Corpo di mia nonna! che bocca che ha, che voce! Le so dire che si è posta un giorno in cima al campanile del villaggio a chiamare certi suoi famigli che se ne stavano in un maggese di suo padre, e sebbene si trovassero più di una mezza lega discosti la sentirono così bene come se fossero stati a’ piedi del campanile; e dopo tutto questo ha la prerogativa di non essere schizzinosa, anzi scherza con tutti, è di affabilità straordinaria, ed ogni cosa le serve di trastullo e passatempo. Ora concludo, signor cavaliere dalla Trista Figura, che non pure vossignoria può e deve fare delle pazzie per lei, ma con ogni ragione può disperarsi altresì ed impiccarsi; chè non vi sarà certamente chi sapendolo non approvi ogni cosa che ella farà per quanto strana possa essere; oh! io non veggo l’ora di trovarmi in viaggio, solo per aver il piacere di risalutarla; chè sono ormai moltissimi giorni che non la vedo, e potrebbe anche esser accaduta qualche alterazione nelle sue faltezze; cosa tanto facile in una donna che si espone al sole e all’aria senza riguardi. Confesso poi a vossignoria, signor don Chisciotte, una verità, ed è che io sono vissuto finora in un grande errore, figurandomi di buona fede che la signora Dulcinea dovesse esser qualche principessa di cui foss’ella amante, o qualche persona tale da meritarsi i ricchi donativi che vossignoria le ha inviati, come sarebbe a dire, quello del vinto Biscaino, dei galeotti, e quegli altri molti numerosi come le vittorie da vossignoria guadagnate sino da quando io non era ancora suo scudiere: metto in fine tutta la mia attenzione a riflettere che quando tutti i prigionieri ed i vinti che vossignoria ha mandati e posti ginocchione dinanzi Aldonza Lorenzo, cioè la signora Dulcinea del Toboso, o che le manderà in avvenire, potessero ritrovarla che pettinasse del lino, o trebbiasse del grano in sull’aja, io non vorrei che prendessero vergogna di loro stessi nel vederla, o ch’ella si facesse