chi sta lontano porta seco tutti i mali e timori. No, amico Sancio, non perdere il tempo a sconsigliarmi dall’eseguire sì rara, sì felice, sì inaudita imitazione; io sono pazzo e debbo restar pazzo finchè tu ritornerai a me colla risposta di una lettera che penso d’inviare col tuo mezzo alla mia signora Dulcinea: e se tale sarà la risposta quale si conviene alla mia fede, avrà fine la mia pazzia e la mia penitenza; e se mi addivenisse il contrario, allora impazzirò davvero, e come tale non sarò più capace di sentire affanni; ed in qualunque maniera ch’essa risponda, io uscirò dal conflitto e dal travaglio in cui mi lascerai godendo del bene, se bene mi apporterai, o non sentendo il male per essere pazzo, se male mi recherai. Ma dimmi, Sancio, hai tu tenuto buon conto dell’elmo di Mambrino? Ho veduto che tu lo hai raccolto da poi che quell’ingrato lo fece in pezzi; dal che si conobbe almeno la finezza della sua tempra„. Sancio rispose: — Viva Dio, signor cavaliere dalla Trista Figura, che non posso tollerare pazientemente, nè lasciar correre cosa alcuna di quelle che dice vossignoria; perchè da quanto sembrami di poter concludere dalle cose di cavalleria che ho intese fin qui di conquistare regni ed imperi, di regalare isole, di concedere grazie e grandezze, com’è costume dei cavalieri erranti, debbo persuadermi che sieno tutte un vento, e bugie e menzogne, o come vogliono chiamarle. Ed in fatti chi sentisse a dire che un bacino da barbiere fosse l’elmo di Mambrino, e che chi lo dice non si avvedesse del proprio errore dopo quattro giorni, non penserebbe che costui debb’essere un uomo che ha perduto il giudizio? Il bacino io lo tengo nel sacco tutto ammaccato, e lo porto per rassettarlo quando sarò a casa mia, e per usarne a farmi la barba, se pur Dio mi darà tanta grazia da poter un dì rivedere mia moglie e i miei figliuoli. — Bada bene, o Sancio, che io ti giuro per quel medesimo per cui giurasti tu stesso, che tu hai il più corto intendimento di ogni altro scudiere del mondo. È egli possibile che in tanto tempo che meco vai girando non ti sii persuaso che tutte le cose dei cavalieri erranti che sembrano chimere, cose fantastiche e pazzie o cose fatte a rovescio, non sono poi tali in realtà, e soltanto lo appajono perchè le vicende che passano fra di noi sono regolate da una caterva d’incantatori che cambiano e sfigurano tutto quello che ci appartiene; e le trasformano a loro capriccio, e secondo che li move la intenzione di favorirci o di annientarci? Questa è la cagione per cui quello che a te sembra il bacino di un barbiere a me pare l’elmo di Mambrino, e altrui apparirà altra cosa, e fu esimio provvedimento del Savio che favorisce la mia persona il fare che sembri bacino a tutti ciò ch’è veracemente e realmente elmo di Mam-