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prologo. 7


fabeto nel vostro libro. Che se apertamente se ne scopra la menzogna, per la poca necessità che avevate di valervene, ciò a nulla monta; e intanto ci sarà forse qualche sempliciotto che terrà per fermo esservene voi servito nella vostra naturale ed ingenua storia; e se altro vantaggio non ve ne dovesse venire, servirà almeno un così esteso catalogo ad aggiungere subito molta autorità al racconto. Io sono anzi di opinione, che non vi sarà chi si prenda la briga di riscontrare se ve ne siate sì o no valuto: e ciò tanto più perchè questo vostro libro non ha d’uopo di alcuna di quelle cose che voi dite mancargli; non contenendo esso che una invettiva contro i libri di cavalleria, dei quali non fece parola Aristotele, nulla scrisse mai san Basilio, e non n’ebbe Cicerone contezza alcuna. Di più: i suoi favolosi spropositi escludono l’impegno di starsene puntuali alla verità, o di farvi campeggiare l’astrologia, e meno ancora servono le misure geometriche o la confutazione degli argomenti dei quali si vale la rettorica. Non è di suo istituto neppure il far sermoni a chicchessia, frammischiando le divine colle umane cose, ciò che non lice ad intelletto cristiano. Basterà che metta a profitto la imitazione in ciò che andrà scrivendo, e quanto più l’imitazione si accosterà alla verità, tanto maggior conto ne troverà il suo scrittore. Poichè questa vostra opera non tende se non a distruggere il credito e l’impressione che nel mondo trovano i libri di cavalleria, non è mestieri d’andare accattando sentenze da’ filosofi, consigli dalla divina Scrittura, favole da’ poeti, orazioni da’ rettorici, e miracoli da’ santi; ma basta procurare che con ogni chiarezza, con parole significanti, oneste e ben collocate, si adorni il vostro ragionamento, vestendo un periodar sonoro e giocondo, dipingendo possibilmente quanto vi verrà a genio ed a voglia di esporre, e facendo intendere i vostri concetti senz’oscurità e senza intrico. Attendete con ogni studio a far sì che leggendo la vostra storia il maninconioso si muova a riso, s’accresca nell’allegro la giocondità, al semplice non venga la noia, dal giudizioso se ne ammiri la invenzione, non si spregi dall’uom posato, e le dia lode il prudente: in sostanza il vostro primo scopo sia quello di abbattere la macchina malfondata dei libri di cavalleria abborriti da tanti, ma celebrati dal maggior numero: che se tanto vi riuscirà di fare, non avrete conseguito poco„.

Io me ne stava ascoltando con profondo silenzio ciò che mi si dicea dall’amico, e tanto poterono sopra di me le sue ragioni che, senza altro dire, gliele menai tutte buone: anzi le feci servire di fondamento a questo prologo, nel quale riscontrerai, o delicato lettore, il retto discernimento dell’amico mio, e la mia buona ventura nell’essermi a questi tempi avvenuto in sì utile consigliere quando