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228 | don chisciotte. |
rare lui e far onore a me stesso colle nozze proposte; ma che vivendo il mio genitore, toccava a quello per giusto diritto il fare questa dimanda; perchè se non vi consentisse pienamente e con ogni sua soddisfazione, Lucinda non era donna da essere pigliata nè data di furto. Io gradii quella buona intenzione, sembrandomi ch’egli parlasse ragionevolmente, e sperando che sarebbe di leggieri andato lo stesso mio padre a fargliene la proposizione.
“Volai in fatti al genitore par dirgli ciò ch’io desiderava; ed all’entrare nella stanza lo trovai che aveva una lettera aperta in mano, la quale mi diede prima ch’io gli facessi parola alcuna e mi disse: — Conoscerai, Cardenio, da questa lettera il desiderio che nutre il duca Ricardo d’impartirti molto favore. — Questo duca Ricardo come dovete sapere voi altri signori, è un grande di Spagna che tiene il suo Stato nel sito più florido dell’Andaluzia. Presi e lessi la lettera; era scritta con sì grande istanza ch’io stesso avrei giudicato sconveniente che mio padre rifiutasse di eseguire quello di cui era richiesto: e diceva che m’inviasse di subito dove egli trovavasi, perchè bramava che fossi compagno (e non servo) del suo primogenito; e che toglieva sopra di sè di pormi in condizione corrispondente alla stima che mi professava. Ammutolii nel leggere quella carta, e più ancora quando intesi dirmi da mio padre: — Di qui a due giorni tu partirai, Cardenio, al servigio del duca; e ringrazia Iddio che ti va aprendo la strada per giungere al grado che meriti; ed a queste parole aggiunse altri consigli dettati