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4 | don chisciotte. |
il libro mio da mancare di sonetti al principio, almeno di quelli composti da duchi, marchesi, conti, vescovi, dame o poeti celebratissimi; benchè se pregassi di ciò due o tre miei amici bottegai, io so che me li darebbero, e tali da non poter essere superati da quelli dei più celebri della nostra Spagna. Insomma, signore e amico mio, soggiunsi, io mi risolvo a lasciar il signor don Chisciotte sepolto negli archivi della Mancia, finchè il cielo faccia comparir chi lo adorni delle tante qualità che gli mancano, trovandomi io incapace di rimediarvi, attesa la mia insufficienza e la mia scarsa erudizione, ed anche perchè sono naturalmente infingardo e lento nell’indagare autori che dicano quello che so dire da me medesimo senza la lor dettatura. Di qui ha origine la sospensione e l’umore in cui mi trovaste; e ben deve bastare per mettermi a tale stato tutto ciò che da me avete inteso„.
All’udir queste cose il mio amico si diede una palmata nella fronte, proruppe in un alto scoppio di ridere, e disse: Per Bacco, fratello, che termino al presente di togliermi da un inganno in cui son vissuto da che vi conosco; giacchè vi ho tenuto mai sempre per uomo giudizioso e prudente in tutte le vostre azioni, ed ora m’avveggo che voi ne siete lontano quanto il cielo dalla terra. Com’è mai possibile che cose di sì poco momento e di sì facile rimedio abbiano tal possa da confondere e sviare un ingegno sì maturo com’è il vostro, a cui sì agevole riesce il togliere e superare molto maggiori difficoltà? Ciò deriva in fede mia, non da mancanza di abilità, ma da infingardaggine, e da poco buon raziocinio. Volete la prova di ciò che vi dico? Statemi attento, e vedrete come in un aprire e chiuder d’occhio io svento tutte le vostre difficoltà, e vengo a rimediare a tutte le mancanze, dalle quali dite essere tenuto sospeso e avvilito per modo che vi ritraete dal dare al mondo il vostro famosissimo don Chisciotte, lume e specchio di tutta la errante cavalleria. — Or via, lo interruppi sentendo le sue parole: in qual modo divisate voi di riempire il vôto del mio timore, e di ridurre a chiarezza il caos della mia confusione?„ Al che soggiuns’egli: — “Quanto al primo imbarazzo in cui vi trovate a cagione de’ sonetti, epigrammi ed elogi che mancano in fronte al vostro libro, e ch’è di mestieri che portino i nomi di personaggi gravi e titolati, è facile il rimediare. Prendetevi voi stesso la briga di comporli; poscia battezzateli voi medesimo col nome che più vi talenta attribuendoli al prete Gianni1 dell’India od
- ↑ Personaggio passato in proverbio. Nel medio evo fu creduto ch’egli fosse un principe cristiano, re e prete insieme, il quale regnasse nella parte orientale del Thibet, verso i confini della China. E forse diede origine a questa credenza popolare l’esserci stato nelle Indie verso la fine del secolo XII un piccolo principe nestoriano, i cui dominii furono poi ingojati dall’impero di Gengis-Khan.