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capitolo xxi. | 199 |
colo, il quale dicevan però che era assai grande, un uomo a cavallo lo seguitava dovunque andasse o voltasse, in modo che parea la sua coda1. Ho domandato perchè quell’uomo non andava a fianco dell’altro, ma gli stava dietro perpetuamente, e mi fu risposto ch’era il suo cavallerizzo, e che si usava dai grandi di farsi seguitare a quel modo; e questa cosa non potè uscirmi più della memoria. — Hai ragione, disse, don Chisciotte; e puoi benissimo farti seguire dal tuo barbiere, perchè le costumanze non vennero poste in uso tutte in una volta, nè d’un tratto, e puoi tu essere il primo conte che si faccia andar dietro il proprio barbiere; massimamente che è cosa di maggior confidenza il farsi rader la barba che l’insellare un cavallo. — Quanto alla faccenda del barbiere ci penserò io, disse Sancio, e vossignoria intanto procuri di diventar re e di sollevarmi al grado di conte. — Ciò sarà fatto, rispose don Chisciotte; e alzando gli occhi vide ciò che si racconterà nel seguente capitolo.
- ↑ Si crede che l’autore alluda qui a don Pedro Giron duca d’Ossuna vicerè di Napoli o Sicilia, di cui il Parrino nel suo Teatro del governo dei vicerè di Napoli disse: di picciolo non avea altro che la statura.