quel cavaliere che vinse in singolar tenzone il gigantaccio Brocabruno di estrema forza; questi è colui che ha disfatto al gran Mammalucco di Persia il lungo incantamento in cui giacque per quasi novecent’anni1; e così di mano in mano vadano celebrando le imprese mie. Il frastuono dei ragazzi e del popolo chiamerà alla finestra del real suo palagio il re di quel suo regno, ed egli, come vegga il cavaliere, conoscendolo alle arme od alla insegna posta sullo scudo, sarà sforzato a dire: Su via, i cavalieri tutti che stanno nella mia corte vadano ad incontrare il fiore di ogni cavalleria che si appressa. A tal comando usciranno tutti, ed egli medesimo discenderà fino alla metà della scala, e lo abbraccerà strettissimamente dandogli la pace e baciandolo in bocca; dopo di che presolo per la mano lo condurrà all’appartamento della signora regina dove il cavaliere vedrà per la prima volta l’infanta, che ha da essere una delle più belle e compite donzelle che mai si possano trovar sopra la terra. Poi succederà incontanente ch’essa ponga gli occhi sul cavaliere ed egli sopra di lei; e sembrino l’uno al-
- ↑ Queste imprese si leggono nel Palmarino d’Oliva, pag. 45, e nell’Esplandiano, cap. 147 e 148.