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capitolo xx. 183

quasi deriderlo, ripeteva le parole: Hai da sapere, amico Sancio, ch’io nacqui per favore del Cielo in questa età di ferro per far rivivere quella dell’oro: quegli son io cui son riserbati i pericoli, le grandi imprese, gli strepitosi avvenimenti; e qui tornava a ripetere quanto il padrone avea detto la prima volta che uditi si erano gli spaventevoli colpi. Ma don Chisciotte vedendo che Sancio si burlava di lui, montò in tanta furia che, alzato il lancione, gli diede con esso due sì grandi picchiate che se, come le ricevette nelle spalle, gli fossero arrivate alla testa, non avrebbe riscosso altro salario, ma sarebbe toccato ai suoi eredi. Conoscendo Sancio che quella beffa gli costava troppo cara, e temendo che il suo padrone non andasse anche più avanti, gli disse umilmente: — Si quieti la signoria vostra, chè le giuro ch’io burlava. — E se tu burli, io faccio davvero, rispose don Chisciotte; vien qua, ser burlone, pare a te che se questi non fossero stati magli di gualchiere, ma una nuova pericolosa ven-