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capitolo xvi. | 141 |
suo letto; e scossolo così a tastone per la barba, rinnovava le grida: — Alto là, alla giustizia! Vedendo che punto non si movea, nè dava alcuna voce, si avvisò che fosse morto, e che gli altri compagni lo avessero ammazzato, e con tale sospetto rinforzò la voce, dicendo: — Chiudasi la porta dell’osteria, e nessuno n’esca perchè qui è stato ucciso un uomo. Questa voce mise terrore in tutti, ed ognuno lasciò la zuffa indecisa com’era quando la voce si fece sentire. L’oste si ritirò nella sua camera, il vetturale si ravvolse nelle sue coperte, la serva tornò al suo giaciglio, e i soli sventurati don Chisciotte e Sancio non si poterono movere dal luogo dov’erano. Intanto il bargello lasciò andare la barba di don Chisciotte, ed uscì in traccia di un lume per vedere ed arrestare i delinquenti; ma non gli riuscì di trovarlo, perchè l’oste maliziosamente avea già spento il lampione, di maniera che gli bisognò cercar del focolare, dove con molto stento e perdita di tempo accese un’altra candela.