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capitolo xii. 99


che dovete essere certo quanto lo sono io medesimo, che quel religioso fosse di egregio carattere, poichè tutti credevano di dovere dir bene di lui, e specialmente quelli della campagna. — Quest’è vero, disse don Chisciotte, e tirate innanzi, chè il racconto è interessante, e voi, buon Pietro, lo fate di assai buona grazia. — Non mi manchi il vostro compatimento, e quest’è quello che desidero.

“Sappiate dunque, che sebbene il buon zio facesse alla nipote l’offerta dei molti che la chiedeano in isposa, e le facesse conoscere le buone qualità di ciascuno indistintamente, pregandola di eleggere quello che più le piacesse, null’altro rispondeva la giovane se non che per allora non avea intenzione di maritarsi; e che conoscendosi giovane assai, non si teneva ancora da tanto da poter sostenere i gravi pesi del matrimonio. Credendo a queste scuse, che in apparenza sembravano giuste, lasciava lo zio d’importunarla, sperando che coll’avanzare in età ella saprebbe poi scegliersi uno sposo di suo pieno gradimento. Diceva egli (e a buon diritto il diceva) che i giovani non devono essere costretti dai genitori ad accasarsi contro lor grado. Ma intanto ecco all’improvviso, e quando meno altri l’avrebbe pensato, la schizzinosa Marcella divenuta solitaria pastorella, e, senza farne motto alcuno al tutore nè a verun altro, per non essere disapprovata, darsi a vivere nella campagna con altre giovinette di