Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/115


capitolo xii. 97


valente in comporre canzoni, per modo che facea laudi da cantarsi nella notte di Natale, e rappresentazioni per la festività del Corpus Domini, eseguite poi da’ ragazzi del nostro paese; e si diceva ch’erano bellissime. Ricordami che quando gli abitanti del villaggio videro così in un subito travestiti da pastori que’ due studenti, restarono meravigliati, non sapendo immaginare qual causa indotti gli avesse a cangiamento sì strano. Era già morto intanto il padre di Grisostomo, ed egli tra di mobile e di terreni, oltre non piccola quantità di bestiame e una somma considerabile di contante, si trovò erede di una buona sostanza. Di tutto ciò restò egli assoluto padrone; e in verità che meritava ogni bene, per essere fedel compagnone, caritatevole ed amico dei buoni: aveva inoltre una faccia come una benedizione. Si riseppe dipoi non per altro aver lui mutato abito, che per seguitare a sua voglia in queste deserte campagne la pastorella Marcella, di cui lo sventurato Grisostomo s’era invaghito.

“Ora poi trovo a proposito di farvi anche sapere chi sia questa ribalda, di cui forse, anzi senza forse, non avrete sentito cosa più trista in tutto il tempo della vostra vita, benchè foste vissuti più anni che non è vissuta la Sarna. — Dite Sara, replicò don Chisciotte, non potendo soffrire le storpiature dei nomi che il capraio veniva facendo. — La Sarna, rispose Pietro, è più viva; ma se voi, signore, mi andrete interrompendo a ogni passo, non la finiremo in un anno. — Perdonate, amico, disse don Chisciotte, io v’ho interrotto per la somma differenza che corre tra Sarna e Sara, ma voi avete ragione dicendo ch’è più viva la Sarna che Sara1: proseguite la vostra storia, chè non interromperò più il discorso. — Dico dunque, mio signore amatissimo, soggiunse il capraio, che fu nella nostra terra un contadino ancora più ricco del padre di Grisostomo, che si chiamava Guglielmo, al quale il cielo, oltre le molte ed ampie ricchezze, diede una figliuola, la cui madre, che fu una delle più onorate donne che si ritrovassero in questi contorni, morì nel metterla in luce. Mi pare di vederla tuttavia la buona donna con quella sua faccia, che da una parte pareva il sole e dall’altra la luna; ed era soprattutto amica de’ poverelli, donde io tengo per fermo che sia presentemente a godere nel cielo un’eterna felicità. Il dolore della morte di sì buona moglie condusse a morire anche il marito Guglielmo, lasciando Marcella bambina e ricchissima, sotto la custodia di un suo zio sacerdote e beneficiato della nostra terra. Crebbe la ragazza in tanta bellezza che ben ne facea ricordare di

  1. Non v’è bisogno di dire chi fosse Sara; sarna poi significa rogna, e su questo si fonda il giuoco di parole che nella traduzione va perduto di necessità.

13