in ogni tempo l’onestà comandò di celare. Non erano superfluamente adorni gli abiti come quelli dei nostri giorni che tinti vanno della porpora di Tiro, nè usavasi della seta in tante guise martirizzata. Erano allora le vesti tessute semplicemente con alcune foglie di verdi rombici e di ellera; e di questo apparivano così pompose e composte, come oggidì le dame di corte con tutte le rare e peregrine invenzioni insegnate dall’oziosa curiosità. Allora gli amorosi concetti dell’anima appalesavansi con quella semplicità colla quale nascevano, nè conoscevasi quel giro artifizioso di parole che li rende ora pericolosi, nè si sapeva che cosa fosse la frode; e nella verità e nel candore non frammischiavasi la malizia o l’inganno. La giustizia esercitava i suoi diritti senza che osassero recarle offesa l’interesse o il favore, dai quali a’ nostri giorni è contaminata e avvilita: e non conosceva la legge che cosa fosse arbitrio di giudici, perchè non eravi allora materia da giudicare o di cui domandare sentenza. Le oneste donzelle se ne andavano, come dissi, dovunque loro piaceva sole e signore di sè stesse, senza timore che l’altrui seduzione e sfacciataggine potessero macchiarle; se alcune perdevansi, n’era colpa la proprio loro volontà. Ma ora in questi nostri detestabili tempi nessuna giovane è sicura, quand’anche fosse custodita in un labirinto simile a quello di