Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/103


capitolo x. 85


Deh, non si perda la signoria vostra in questa sorta di giuramenti che fanno gran danno alla salute, replicò Sancio, e recano molto pregiudizio alla coscienza: e poi ella favorisca dirmi: se corressero per avventura molti giorni senza ch’ella trovasse cui togliere la celata, che cosa faremo allora? Vorrà ella servire al giuramento a dispetto di tanti inconvenienti e disagi, come sarà il dormire vestito ed alla scoperta, ed altre mille penitenze contenute nelle proteste di quello sciocco vecchio del marchese di Mantova, che ora la signoria vostra vorrebbe avvalorare? Rifletta, mio signor padrone, rifletta che queste strade non sono battute da uomini armati, ma soltanto da vetturali e da carrettieri i quali non portano celate, anzi non le hanno nemmeno sentite nominare in tutto il corso della loro vita. — In ciò t’inganni d’assai, disse don Chisciotte, perchè noi non andremo più di due ore per questi crocicchi di strade senza incontrarci in armati più numerosi di quelli che andarono all’assedio di Albracca e alla conquista di Angelica la bella. — Sia pur così, disse Sancio, piaccia a Dio che la cosa termini in bene, e che giunga il tempo di guadagnare quest’isola che già mi costa sì cara, e poi voglio morire subitamente. — Te l’ho già detto, o Sancio, che non te ne devi pigliar fastidio, perchè quando mancasse un’isola, resta il regno di Danimarca o quello di Sobradisa, che ti calzeranno a proposito come anello al dito, ed hai gran motivo di rallegrartene essendo essi posti in terraferma: ma rimettiamo queste cose a suo tempo, e guarda se nelle tue bisacce hai di che possiamo rifocillarci ambidue, poi andremo in traccia di qualche castello in cui passare la notte, e poter fare il balsamo di cui t’ho parlato; perchè ti giuro in coscienza che mi sento gran dolore all’orecchio. — Ho qua una cipolla, un po’ di formaggio e qualche tozzo di pane, disse Sancio; ma questi non sono cibi adattati a sì valoroso cavaliere com’è vossignoria. — T’inganni a partito, rispose don Chisciotte: sappi che i cavalieri erranti si recano ad onore di non mangiar mai in un mese, e quando mangiano pigliano tutto ciò che vien loro offerto; della qual cosa tu saresti ben assicurato se avessi lette tante storie quante ne lessi io. Nè mai vi ho trovato notizia che i cavalieri erranti mangiassero, se non per caso, e in alcuni sontuosi banchetti ai quali erano invitati: negli altri giorni se ne stavano affatto digiuni, quantunque però non sia da credere che potessero passarsela senza mangiare e senza servire agli altri bisogni della vita, perchè in fatto eran uomini come noi; ma egli è da tenersi per fermo, che viaggiando nella maggior parte della loro vita per foreste e per deserti e senza cuoco, l’ordinario loro cibo fosse di rustiche vivande, appunto come quelle che tu adesso mi offri; di maniera che non ti rincresca di ciò