vello, e posta mano alla spada, e alzando gli occhi al cielo: “Fo giuramento, disse, a Dio e a’ suoi santi Evangeli di condurre la vita come il marchese di Mantova quando giurò di vendicare la morte del nipote suo Baldovino, cioè di non sedere a mensa preparata, nè di coabitar colla moglie, ed altro che ora non mi sovviene, ma che tutto ripeto però coll’intenzione, finchè io non prenda vendetta di colui che mi oltraggiò così indegnamente„. Sentendolo parlare in tal guisa, Sancio gli disse: “Badi la signoria vostra, signor don Chisciotte, che se il cavaliere adempì i comandi che ebbe da lei, di presentarsi cioè dinanzi alla signora Dulcinea del Toboso avrà fatto ogni suo dovere, nè merita ulterior pena, purchè non diventi reo di nuova colpa. — Tu parli e giudichi assai rettamente, rispose don Chisciotte; e quindi annullo il giuramento per ciò che risguarda il prender vendetta di lui, ma lo faccio e di nuovo il confermo quanto al condurre la vita che ho detto, finchè mi riesca di togliere a forza un’altra celata simile, e del pregio di questa, a qualche cavaliere: nè ti dar a credere, o Sancio, che sia questo un mio capriccio; chè anzi m’uniformo all’esempio di molti altri, poichè accadde il medesimo appunto a Sacripante per causa dell’elmo di Mambrino. —