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8 CANTO


Rimase tutto lieto, e consolato
     Il giovane à le sue parole intento;
     E come spirto ella gli havesse dato,
     Riprese insieme forza, ardimento.
     Et in tal guisa à i Proci fu tornato,
     Ove Femio toccando il suo istrumento
     Formava accenti graui, e note rare,
     E quei stavano intenti ad ascoltare.

Cantava Femio le diverse offese,
     Che Pallade sdegnata à Greci feo,
     Mentre tornaro al lor natio paese,
     E ben lo seppe Aiace l’Oileo.
     Penelope di sopra il canto intese,
     E scese in sala e comd v’attendeo.,
     Pregò colui quanti son carnal diletti.
     Non pote far che con ardito core,
     Posti da parte álbor tutti i rispetti,
     Non parlasse Telemaco, che disse
     Parole degne di figlinol d’Ulisse.

Voi disse,ch’ogni giorno dimandate
     Per mogliera mia madre, e sotto tale
     Pretesto i nostri beni consumate,
     Che d’altrui danno non vv’incresce,ò cale:
     Per questa notte d nostra voglia fate
     Quel,che vi piace,ò che sia bene, ò male.
     Che nel giorno seguente io vi prometto
     Ch’io non vi voglio hauer punto rispetto.

Vo chiamar il consiglio, e voglio dire,
     Si come è giusta, e convenevol cosa;
     Che v’habbiate del tutto à dipartire
     De la mia casa afflitta, e dolorosa;
     E che vi procuriate di nutrire
     Del nostro, poi che consumata, erosa
     La facultà m’haveteà quasi tutta,
     Che fu dal padre, et avi miei costrutta.