Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
86 | il veterano al congresso |
in un cafferuccio a lavarmi la faccia che parevo un carbonaio, poi col battaglione discendemmo fino a piazza di Spagna. Dio di Dio! Tutte le finestre si spalancano con una selva di bandiere. I vecchi piangevano, le ragazze buttavan fiori, e una fiumana di gente su da via del Babuino ci piglia di peso; tutti ci abbracciano, ci sbaciucchiano, ci passano di mano in mano, ci strappano per memoria le penne, i bottoni. Una famiglia mi afferra, mi porta a un primo piano, mi fa mangiare non so che, bere non so quanto, e il papà vuol darmi la mano di una delle sue quattro figlie: — Cossa mai dise? Ghe n’ho una mi che a momenti la xe da maridar!
E allora poi viveva quella santa memoria della mia povera mugier! È vero che a Roma in quei giorni, in mezzo a quello sciame di belle donne entusiaste, non so, non ricordo bene, ma gh’ho paura de averghe fatta qualche piccola infedeltà. E capirete, mi venivano attorno a strapparmi le penne del cappello e si sa! strappa di qua, strappa di là.... qualche cosa gh’ho paura di aver strappato anca mi!