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122 | sul marciapiede di aragno |
a nessuno. Egli, invece, quando non ne ha, ne racconta una e se la gode lo stesso.
A proposito d’avventure, la vede, sopra l’altro marciapiede, quella signora alta alta, bionda, con due dita di cipria sulla faccia? Sì... quella vestita di chiaro, che entra adesso nel negozio di musica. Con quella lì, me n’è successa una veramente classica.
Me n’ero mezzo incapricciato, e confesso, via, che ne valeva la pena. La seguivo dappertutto, come l’ombra sua: alle passeggiate, ai concerti, al teatro, persino in chiesa. Finalmente, una domenica, verso sera, mentre la pedinavo al Pincio, con aspetto assai sentimentale, vedo che lei si ferma, si volta, mi guarda e con viso gentile mi fa cenno di avvicinarmi. Si figuri, con che palpitazione!... Mi accosto, balbetto non so che, e lei mi dice placidamente:
— Senta: lei mi assedia da un pezzo e tal situazione non deve prolungarsi all’infinito. Bisogna venire a una spiegazione.
— Non domando di meglio! — rispondo io, rinfrancato.