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(Viene al proscenio in abito da passeggio. Guarda qua e là, curiosando. Poi s’avvicina a un tavolino di ferro, contornato da cinque sedie. Si mette a sedere: scansa una sedia su cui depone il cappello di paglia. Si tira due sedie sotto le ascelle e sulla quinta, davanti, poggia i piedi, battendo col pomo della mazza sul tavolino. Poi fingendo parlare a un vicino, dalla parte delle poltrone d’orchestra):


— Anche lei aspetta il cameriere?... da quando?... Appena da dieci minuti? Calcoli almeno altri venti e si chiami fortunato. Qui, sa, non bisogna aver furia. Già! son troppo signori. A momenti, non si sa neanche come chiamarli. Nè garçon, perchè è un francesismo, nè tavoleggiante, perchè puzza di osteria, nè ministro, come s’usa in Toscana, perchè fa ridere. Come si fa a dire: Ministro! portami un panino gra-