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alli morti de qualsiasi sorte e qualità, nè si possi far convito o desinare grande o piccolo ne’ loro ufficj, nè catafalchi in tutte le chiese, nè molti tocchi del campanone del Duomo, salvo pei nobili, nè le molte torcie nelle chiese, ma non più de 8 tocchi se nobili e con grado, nè più de 4 gli altri; né i panni neri alle case nelle esequie, nè le gramaglie ed i mantelli ai parenti, ai domestici et servitori; nè le settime o le trigesime; ma ognuno deve misurare le sue forze et non far più di quello che conviene al decoro et alla qualità dello stato e della sua facoltà.

Ad ognuno dei contrafattori di questi e dei precedenti ordini era inflitta la pena di 50 scudi d’oro per volta, la perdita dei vestimenti e delle cose proibite, di 25 ai sarti, di 10 ai cuochi o scalchi o sonatori, ovvero a questi ultimi due o tre tratti di corda.

Sottoscritti nel 1547;

Visconti, Cauzzi, Ponzoni, Galerati, Stanga, Ferrari, Brumani, Sommi.



NOTA DELLE GIOJE ecc.

rubate al Monte di Pietà di Cremona

nel 1686.


È questo un altro documento, egualmente stampato ma rarissimo, che contiene quasi gli ultimi avanzi della ricchezza e del lusso cremonese del secolo XVI.

Pochi in proporzione degli oggetti d’oro e di gemme trovansi nella nota significati quelli d’argento, cioè tazze, cucchiari, forchetti, coltelli. V’erano adunque in pegno oltre a 450 anelli d’oro semplici, ovvero con diamanti, perle, turchine, rubini, alcuni del valore di 12,20,26,36 filippi, altri di 20 e fino di 200 scudi; poi granate, perle grosse e piccole in filze, alcune pesanti 6 once e del valore di dodici doppie l’oncia e di 300 scudi; indi segnini e crocette, catenelle d’argento o d’oro, collane e gioielli d’oro con perle e diamanti, alcuni del valore di 200 scudi; pendenti d’oro con perle, agnus dei, galani, medaglie, cannette, manette, bottoni,