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DON — 153 — DOP

fìol de una bona dona, m. antifrastico: figliuol d’una buona donna; dona die voi far la fiola, la putela, donna che vuol vendere più cara la crusca che la fariiia; inamorarse. de tute le done che se vedi, attaccare il maio ad ogni uscio, — innamorarsi sopra tutti i mercati; la dona ghe ne sa una più del diavolo, m. prov. le donne hanno un punto più del diavolo, — astuzia di donna le vince tutte; tre done fa un mercè e quatro una fiera, prov. tre donne fanno un mercato e quattro fanno una fiera, •— due donne e un’oca fanno un mercato, — è più facile trovar dolce l’assenzio, che in mezzo a poche donne un gran silenzio; le done ga. le lagrime in scorsela, prov. la donna piange quando vuole; dona e buoi’dei paesi tuoi, prov. chi lontano si va a maritare, sarà ingannato, o vuol ingannare, — donne e buoi de’ paesi tuoi, — moglie e ronzino pigliali dal vicino, — marito e moglie della tua villa, compare e comare lontan cento miglia; chi disi dona disi, dano, prov. chi disse donna, disse danno, — chi disse donna, disse guai, — - donna danno, sposa spesa, moglie maglio; — al primo proverbio rispondono le sienesi: e chi dissi uomo, disse malanno; rispondono .al secondo: e chi disse uomo disse peggio che mai; al terzo tacciono e fanno bene, e qui incomincia la loro sagacia; xe più fazile far ghe la guardia a un saco de pulisi che a una dona inamorada, prov. custodire, o guardare, o tenere due amorosi è come tenere un sacco di pulci, — dove ci son ragazze innamorate, è inutile tener porte serrate; la dona xe come la castagna, bela de fora e d’entro la magagna, prov. la donna è come la castagna; bella di fuori, e dentro è la magagna, — bella in vista, dentro è trista; le done le sielzi sempre ’l pezo, m. prov. le donne s’attaccano sempre al peggio; la dona no ga de portar le braghe, ni. prov. all’uomo le brache e alla donna il camiciotto, — non dare i calzoni alla moglie — altro che per rattopparli, se mai occoresse; no xe sabo senza sol no xe dona senza amor, v. amor; le done se scondi i ani, v. ano; bel asta de dona, v. asta; guardile de le done co la barba, v. barba; povara quela casa dove che la dona porta le braghe, v. braghe; ne dona ne tela al ciaro de candela, v. candela; dona de casa, in casa de galani omini nassi prima le done e po i omini, e l’omo porta in casa e la dona conserva, o l’omo tien su un canton de la casa e la dona tre, v. casa.

Donà, nome proprio di persona: Donato; S. Donà xe morto, o S. Donà xe morto e su fio sta mal, m. prov. S. Donato morì sull’Alpe.

Donar, va. donare, regalare.

Donaza, sf. ciana; donaccia.

Donazion, sf. donazione; dicesi: donazione tra vivi, o inter vivos, quando il dominio della cosa donata passa immediatamente nel donatario, e dicesi: donazione- a cagione di morte, o mortis causa, quando tal dominio non l’acquista il donatario che dopo la morte del donante.

Dondon, v. fatta per esprimere il suono delle campane: dindon, tintintò.

Doneta, sf. donnacchera, donnaccola, donnicciuola, donnuccia; donnicina; donnina: met. effemminato.

Donon, donona, smf. donnona, donnone.

Donzela, sf. zi. donzella zigurella — coris julis.

Dopiadura, sf. doppiatura, raddoppiamento.

Dopiar, va, addoppiare.

Dopio, agg. doppio, duplice; met. doppionaccio, finto, simulato, soppiattone; dopio, nel giuoco del dominò: doppia, o doppione; el dopio, avv. il doppio, due cotanti; a più dopi m. avv. a più falde; a più doppi; esser dopio come una zivola, o più dopio de le zivole, met. essere più doppio di una cipolla, — essere Giano bifronte, .o essere bifronte come Giano.

Dopion, sm. t. de’ seticultori: doppione; t. de’ trippaiuoli: intestino retto.

Dopo, avv. appresso, dipoi, dopo, indi, poscia, quindi; meter dopo, addopare.