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D



D smf. quarta lettera dell’alfabeto. Si pronuncia di, e può usarsi tanto al maschile quanto al femminile. — Quale numero romano significa: cinquecento; e se ha una lineetta sopra di sè, vale cinquemila.

Dado, agg. dato, dedito, inclinato, portato; sm. dado; dado segna de una sola parte, farinaccio: — «Farinacci per fare a campana martello dado e no consesso, modo significante concessione più di parola che di fatto: dato e non concesso.

Dadrè, sm. v. scherz. deretano, podice, sedere.

Dai, ma dai, inter. andiamo, su, suvvia; sta quieto; le mani a casa; non vo’ scherzi — e simili.

Dadiese, sm. dadieci.

Dalia, sf. bot. giorgina.

Dalmatin, agg. e sm. dalmato; dalmata.

Dama, sf. dama; nelzogo de carte, donna: -— „Ha preso colla donna di fiori zogar la dama, fare a dama.

Damar, va. t. di giuoco: damare.

Damascar, va. damascare; tessere a opera.

Damasco, sm. damasco; — sm le banche de le ce se, pancale.

Danà, danado, agg. e sm. dannato, perso; la consolazion dei danadi, met. la consolazione dei dannati; come un anima danada, v. anima.

Danar, va. e vn. arrovellare; dannare; far danar, met. far arrovellare, — far dannar l’anima.

Danari, smp. danari, denari, pecunia; tre tre fala danari, m. prov. fagliare a danari,: — .Come vuo’ la vada! Faglia a denari.

Danazion, sf. dannamento, dannazione; met. delirio, sfinimento, tormento.

Dandan, agg, e sm. scemo, stolido, zuccone.

Danegiar, va. danneggiare, — far danno, portar detrimento.

Dano, sm. danneggiamento, danno; perdita; esente de dano, indenne;