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Greci. Essendo stato consultato Calcante, rispose che bisognava dar soddisfazione al gran-sacerdote del Dio sdegnato. Agamennone si arrese finalmente, ma con rincrescimento, alle istanze di tutt’i capi dell’armata, ed incaricò Ulisse di ricondurla a suo padre. Criseo, in riveder sua figlia, invocò Apollo, per far cessare la peste, e gli offri una Ecatombe per parte de’ Greci. Criseide era già incinta, e ne diede la colpa ad Apollo. Agamennone, vedendosi privo di Criseide, tolse Briseide ad Achille, il quale, per tale oltraggio, concepì tanta collera che ritirossi da quel momento nella sua tenda, nè volle più uscire a combattere sino alla morte di Patroclo, suo amico. Questa collera di Achille forma il soggetto del gran poema della Iliade.

Cupido, o Amore, figlio di Marte e di Venere, o come altri dicono, di Vulcano e di Venere, Giove, che ravvisò nella di lui fisonomia, fin dacchè nacque, tutte le turbolenze, che doveva recare, voleva obbligar Venere a disfarsene. Costei, per sottrarlo allo sdegno di Giove, lo nascose ne’ boschi. Subito che fu in età di maneggiar l’arco, se ne formò uno, e cominciò a far pruova sopra gli animali de’ colpi ch’egli destinava contro gli uomini. Ebbe di poi un arco ed un turcasso d’oro.

Cupido viene rappresentato nudo sotto la figura di un fanciullino di sette in otto anni; di un’aria negligente ma maligna; armato di un arco e di un turcasso pieno di frecce ardenti, simbolo del suo potere sull’anima; alle volte con una fiaccola accesa, coronato di rose, emblema de’ piaceri deliziosi, ma momentanei, ch’egli procura; talvolta con una benda su gli occhi, perchè l'amo-

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