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sopratutto verde, alludono al vario colore ond’è adorna la terra. I gesti violenti de’ suoi sacerdoti avvertiscono gli operaj a fuggir la inazione; ed il suono de’ cembali esprime lo strepito degli strumenti di travaglio. Nota 30. — Fig. 18.

Ciclopi, giganti mostruosi, figli di Nettuno e di Amfitrite; secondo altri, del Cielo e della Terra. Erano di una grandezza enorme, e non avevano che un sol’occhio in mezzo alla fronte. Erano essi i fabbri di Vulcano: fabbricavano i fulmini di Giove nel monte Etna, nella isola di Lemnos e altrove. Fabbricarono a Plutone l’elmo, che lo rendeva invisibile; a Nettuno il tridente, per mezzo del quale agitava e calmava il mare. I tre principali Ciclopi erano Brente, che fabbricava il fulmine, Sterope, che lo teneva sulla incudine, e Piracmone, che lo batteva a colpi raddoppiati; ma tut’insieme erano più di un centinajo. Apollo, per vendicare suo figlio Esculapio percosso dal fulmine, uccise tutt’i Ciclopi a colpi di frecce. Malgrado le loro scelleragini, furono annoverati fra gli Dei, ed avevano un tempio a Corinto. Nota 31.

Cicno, figlio di Stenelo, re di Liguria. Avendo saputo la morte di Fetonte, suo amico, abbandonò i suoi stati per andare a piangerlo sulle sponde dell’Eridano, confortando col canto il suo dolore; fintantoché divenuto vecchio, gli Dei cangiarono in penne i suoi capelli bianchi, e lo trasformarono in cigno. Sotto questa forma risovvenendosi ancora del fulmine di Giove, che fece perire il suo amico, non osa alzare il suo volo, ma