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ta, il parlar dolce, il sospiro più persuasivo, il silenzio espressivo e la muta eloquenza degli occhi. Questo cinto misterioso, non solamente rendeva amabile chi se ne adornava, ma aveva la virtù di riaccendere il fuoco di una passione quasi estinta. Giunone lo prese a prestito da Venere per ravvivare l’ardore di Giove, ed impegnarlo contro i Trojani. Quest’ornamento rese Venere così amabile che le Dee rivali la obbligarono a deporlo in presenza di Paride, allorché disputavano tra loro il pomo della discordia.
Chimera, mostro nato nella Licia da Tifone e da Echidna. Aveva la testa di Lione, la coda di drago ed il corpo di capra. La sua gola vomitava turbini di fiamme e di fumo. Questo mostro desolò lungo tempo la Licia; ma Bellerofonte lo combattè per ordine di Jobate, e l’uccise. Credesi che abbia dato luogo a questa favola una montagna della Licia, chiamata da Ovidio Chimerifera, che aveva nella sommità un vulcano, intorno al quale erano de’ leoni, nel mezzo paschi, ove pascolavano capre selvagge, e nelle falde alcune paludi, ch’erano infestate da serpenti. Bellerofonte verisimilmente fu il primo che la rese abitabile; quindi nacque la favola che Bellerofonte combattè la Chimera.
Chirone, centauro, figlio di Saturno e di Fillira. Saturno temendo di esser sorpreso da Bea sua moglie, allorché sarebbe andato a visitar Fillira, si trasformò in cavallo, e n’ebbe Chirone, meta-uomo, e metà-cavallo. Divenuto adulto si ritirò nelle foreste e nelle montagne, ove cacciando insieme con Diana, acquistò la cognizione delle piante e dell’astronomia. Viveva innanzi la