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di seminar le biade e di fare il pane; di qui è ch’ella divenne la Dea dell’agricoltura. Fu amata successivamente da Giove, da Nettuno e da Giasio. Da quest’ultimo ebbe Pluto Dio delle ricchezze. Carica di rossore a cagion della debolezza, ch’ella ebbe per Nettuno, ritirossi in una grotta, ove dimorò lungo tempo. Dorante la sua assenza, la terra si rese sterile, e quindi tutti gli uomini corsero pericolo di perir di fame. Finalmente Pan, avendola scoverta, ne diede l’avviso a Giove che la consolò, e la fece uscire dal suo ritiro. Ella dapprima stabilì la sua dimora a Corcira ( oggi Corfu) di là passò in Sicilia, ove avvenne il ratto di Proserpina sua figlia, commesso da Plutone. Inconsolabile di tal perdita, andò cercandola per terra e per mare. Accese due fiaccole nell’Etna, e salita sopra un carro tirato da dragoni volanti, percorse tutta la terra. Fermossi dapprima in Atene, ove insegnò a Trittolemo l’agricoltura per compensarlo della cortese accoglienza, che aveva ricevuto in sua casa. Passò indi nella Licia, e trasformò in ranocchi alcuni contadini, che avevano turbato l’acqua di una fonte, ovell’ella voleva dissetarsi. Dopo aver percorso il mondo, senza niente saper di sua figlia, ritornò finalmente in Sicilia, ove la ninfa Aretusa la informò che Proserpina era stata rapita da Plutone, il quale ne aveva fatta la sua sposa. Cerere discese bentosto nell’Inferno, ove ritrovò sua figlia, che non voleva più uscirne. Conoscendo impossibile persuaderla, ricorse a Giove, il quale s’impegnò di fargliela restituire, purché ella niente avesse mangiato dacché era entrata ne’ Campi-Elisj. Ascalafo l’accusò l’accusò di averla veduta cogliere un melogranato ne’ giardini di Plutone, e di averne mangiato sette granelli. Cere-