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terribili latrati e colle tre gole spalancate quelle che solevano uscirne. Ercole, allora quando ritrasse Alceste all’Inferno, l’incatenò, lo strappò dal trono di Plutone, sotto il quale erasi ricoverato e lo strascinò sino in Tessaglia. Allora fu che Cerbero, spumante di rabbia, sparse il veleno per la triplice bocca sull’erbe di quelle contrade, che divennero dipoi velenose. Orfeo lo addormentò col suono della sua lira, allorché si recò nell’Inferno a cercare la sua cara Euridice. La Sibilla, che condusse Enea nell’Inferno, l’addormentò con un pezzo di pasta condita di miele e di papavero. La prima idea di questa favola può esser derivata dal costume degli Egizj di far custodire i sepolcri da cani di presa.
Cercione, famoso malandrino, che infestava le contrade dell’Attica; e che forzando i passaggieri a lottar contro di lui, trucidava poi quelli che avevano l’infortunio d’esserne vinti. Dotato di una forza straordinaria di corpo, incurvava le cime de’ più grossi alberi l’una verso l’altra, e vi attaccava coloro che aveva stramazzati, lasciando indi gli alberi, che nel restituirsi alla loro posizione, per la loro elasticità sbranavano le vittime infelici. Questo ladro fu vinto da Teseo, che lo punì col medesimo supplizio ch’egli aveva fatto soffrire a tanti altri. Sua figlia Asopa essendosi abbandonata a Nettuno, egli ne fu così irritato che la fece esporre ne’ boschi insieme col fanciullino che aveva avuto dal Nume, per esser divorata dalle bestie.
Cerere, figlia di Saturno e di Opi, ovvero Vesta o Cibele. Insegnò agli uomini l’arte di coltivar la terra,
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