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Castalia, ninfa amata da Apollo, e dal medesimo cangiata in fonte. Egli diede alle sue acque la virtù d’inspirar la poesia a coloro che ne bevevano, e la consagrò alle muse. Il solo mormorio delle sue acque bastava ad inspirar l’estro poetico. La Pizia, prima di seddere sul tripode, donde dava gli oracoli, beveva delle Acque di questa fonte.
Castore e Polluce, fratelli di Elena e di Clitemnestra, figli di Giove e di Leda. Ecco le circostanze della loro nascita. Giove s’invaghì di Leda, e non potendo altrimente riuscire nel suo amoroso disegno, si trasformò in cigno, ed in tal ghisa leggiadramente ingannala. Questa principessa concepì due uova; uno da Tindaro suo marito, donde nacquero Castore e Clitemnestra, amendue mortali; l’altro da Giove, donde nacque Elena e Polluce, che avevano la immortalità della loro celeste origine. Questi due fratelli amavansi talmente che non lasciavansi mai. La loro prima impresa fu di sgomberar l’Arcipelago da corsali che lo infestavano; quindi è che furono invocati nelle tempeste. Essi seguirono Giasone alla Colchide, ed ebbero molta parte alla conquista del vello d’oro. Al ritorno nella loro patria, ricuperarono la loro sorella Elena, rapita da Teseo. Intanto l’amore feceli cader bentosto negli errori medesimi ch’essi avevano voluto punire in Teseo. Rapirono due giovinette di rara bellezza, nominate Febe e Talira, promesse spose a Linceo e ad Ida. Gli amanti perseguirarono i rapitori, e fu fissato un combattimento tra essi presso il monte Taigete. Castore fu ucciso da Linceo, che cadde poco dopo sotto i colpi di Polluce, ferito anch’egli da Ida. Polluce afflitto per la morte di suo