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era giunta fino a credersi che un uomo, il quale fesse stato spettatore di tali misteri, ancorchè senza alcun fine, sarebbe stato punito colla cecità. Un sol uomo nominato Clodio, che, travestitosi da donna, s’introdusse in casa di Cesare, ove celebravansi allora questi misteri, ed osservò impunemente tutto ciò che vi si faceva, disingannò tutto il popolo sulla vanità della loro credenza.

C

Caco, figlio di Vulcano mezzo uomo e mezzo satiro, di una statura colossale, e la cui bocca vomitava turbini di fiamme e di fumo. Nella porta della sua caverna, situata a piè del monte Aventino, erano sempre appese molte teste insanguinate. Ercole, dopo la disfatta di Gerione, avendo condetto i suoi armenti sulle rive del Tevere, si addormentò mentr’essi pascolavano. Caco ne tolse via quattro paja, e per non iscoprirsi il suo ladroneccio dalle loro orme, li strascinò per la coda, rinculando nella sua spelonca. Ercole disponevasi ad abbandonare que’ luoghi, alloraquando i bovi, che gli eran rimasti, cominciarono a muggire, e quei, ch’erano stati rinchiusi da Caco nell’antro, rispondevano con simili muggiti. Ercole corse furibondo verso la spelonca, la cui buca era stata turata per mezzo di uno smisurato scoglio, tenuto sospeso da alcune catene di ferro, fabbricate da Vulcano. L’eroe scuote lo scoglio, si apre il passo, si slancia nell’antro attraverso i turbini delle fiamme e del fumo, che il mostro vomita, lo afferra, e colle sue robuste mani lo strangola; altri dicono che l'