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a preghiera di Teti, salì fino al Cielo per soccorrere il sovrano dell’Olimpo, presso cui essendosi assiso, si mostrò ai congiurati in aria così fiera e terribile, che costoro, presi da spavento, rinunziarono alla impresa. Giove, riconoscente a tal servigio, lo reintegrò nella sua amicizia, e gli perdonò tutto ciò che avea fatto per l’addietro in unione de’ giganti.
Briseide, figlia di Brise, gran-sacerdote di Giove. Nella partizione degli schiavi toccò ad Achille, per aver egli assediata e presa la città di Limessa, ov’ella cadde in suo potere. La sua età giovanile e la sua bellezza le fecero guadagnare il cuore di Achille, che l’amò teneramente, ed ella corrispose fedelmente al di lui amore. Agamennone la rapì. Achille indispettito per tale affronto, si ritirò nella sua tenda e non volle più combattere. La morte di Patroclo, suo intimo amico, lo determinò a ripigliare le armi contro i Trojani, sempre vittoriosi dopo il di lui ritiro. Agamennone di poi gli restituì la sua bella prigioniera, carica di alcuni ricchi doni.
Buona Dea. Così era appellata Cibele; altri credono Cerere ed altri la Terra. Pare che il suo vero nome non fosse conosciuto che dalle donne, le sole che potevano celebrarne i misteri. La festa della Buona Dea ricorreva in ciascun anno nel primo giorno di maggio. Destinavasi la notte per questa cerimonia. Le vestali portavansi, nel palazzo del sommo pontefice, o di uno de’ primi magistrati, nè vi si ammettevano che le sole donne. Se ne facevano uscire non solamente gli uomini, ma benanco gli animali maschi. La superstizione