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ti; correndo di fila in fila coi capelli scarmigliati, con gli occhi pieni di fuoco, e facendo strepitar per l’aria la sua sferza insanguinata, onde animare i guerrieri al combattimento. Le si dà anco per arme un flagello o bacchetta tinta di sangue. Nel salone della guerra a Versaglies vedesi questa Dea in attitudine di furore, tenendo con una mano la spada, e con l’altra lo scudo, in atto di slanciarsi dal suo carro tirato da cavalli impetuosi, i quali calpestano tutto ciò che incontrano sul passaggio. Vedesi presso di lei la Discordia in atto di bruciare, colle sue torce accese, templi e palazzi; ed in qualche distanza la Carità, che fugge con un bambino tra le braccia. Fig. 15.

Berenice, moglie di Tolomeo Evergete ch’ella amò teneramente. Fece voto di farsi tagliare i capelli, e di offrirgli in sagrifizio agli Dei, se suo marito ritornasse vittorioso dall’Asia. Il voto fu esaudito. Tolomeo, dopo aver soggiogato una parte della Persia, della Media e della Babilonia, ritornò trionfante in Egitto; e Berenice, fedele al voto, appese la propria chioma nel tempio di Marte. Tolomeo fu molto sensibile a questa pruova di tenerezza di sua consorte; ma la chioma fu involata la notte seguente. Il re, avutone l’avviso, montò in gran collera. Conone astronomo ed abile cortigiano, lo assicurò, che Zefiro, per ordine di Venere, l’aveva asportata nel Cielo. Così fu creduto; ed è rimasto tuttavia a questa costellazione il nome della chioma di Berenice, che lo stesso astronomo diede alle sette stelle presso la coda del lione.