Pagina:Dizionario mitologico ad uso di giovanetti.djvu/48

32

dente, uccisero il serpente. Licurgo risolse di punir cella morte la negligenza della nutrice; ma gli Agivi l presero sotto la loro protezione. Appunto in memoria di questo avvenimento furono istiutiti i giuochi Nemei, i quali celebravansi di tre in tre anni. I vincitori vestivansi a lutto e coronavansi di appio.

Aretusa, figlia di Nereo, Dio marino, e Doride, una delle ninfe di Diana. Un giorno, mentr’ella ba- gnavasi in un ruscello, fu scoverta da Alfeo, il quale la perseguitò sì vivamente che la costrinse ad implorare il soccorso di Diana, da cui fu trasformata in fonte. Alfeo la riconobbe anco sotto questa metamorfosi, e corse sotto la sua figura dì fiume a mescolar le sue onde con quelle di Aretusa.

Argira, ninfa di Acaja. Amata da Selimno o Seleno, il quale inaridì di dolore, vedendo ch’ella disgustavasi di lui. Venere, mossa a pietà, lo trasformò in un fiume, il quale, come Alfeo per Aretusa, andava cercando la fonte, cui presedeva questa ninfa incostante. Selimno finalmente riuscì ad obbliare la ingrata Argira, ed ebbe di poi la virtù di far perdere la memoria della loro passione agli amanti, i quali bevessero delle sue acque, o che almeno vi si bagnassero. Questa favola ha fornito a Ferrand l’argomento di quel bel madrigale.

D’amour et de mélancolie
Sélimnus enfin consumé
En fontaine fut trasformé;
Et qui boti de ses caux oublie